“No alle trivellazioni” in Adriatico e Ionio2 min read

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«Quello di ieri è un risultato senz’altro importante e lancia un segnale politico chiaro per dire “no” al petrolio»

«È ora di passare dalle parole ai fatti per fermare la corsa all’oro nero. Per questo accogliamo con favore la decisione presa dal consiglio regionale del Molise di richiedere il referendum contro le norme pro trivelle approvate dall’attuale Governo e dai precedenti, a partire dall’articolo 38 dello Sblocca Italia». Questo il commento di Legambiente Molise a margine del consiglio regionale di ieri per dire “no” alle trivellazioni in Adriatico.

«In occasione della tappa di Termoli della Goletta verde abbiamo chiesto alla Regione Molise di prendere una posizione chiara a favore dei territori – continuano da Legambiente Molise – Per dimostrare la forza delle comunità è necessario mettere in campo tutti gli strumenti politici e amministrativi a diposizione delle Regioni per dire “no” al petrolio, compresa la richiesta di un referendum abrogativo delle norme pro trivelle. Il risultato di oggi è senz’altro importante e lancia un segnale politico chiaro, visto che fino ad ora il Governo non ha mai accolto le istanze del territorio di fermare le estrazioni petrolifere in mare e a terra. Serve però anche un impegno concreto delle amministrazioni a chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Sono stati diversi, infatti, negli ultimi mesi i pareri positivi rilasciati dai ministeri competenti alle richieste delle compagnie petrolifere».
Nel corso dell’incontro organizzato in Fiera del Levante a Bari il 18 settembre, Legambiente ha lanciato un ulteriore invito alle amministrazioni regionali: «Ai presidenti delle Regioni presenti abbiamo ribadito un aspetto per noi non trascurabile: si esce dal petrolio non solo fermando le trivelle ma proponendo e praticando con convinzione un modello energetico e di sviluppo diverso, efficiente e rinnovabile, sulle aree protette come elemento di eccellenza territoriale e apra prospettive di nuovi settori produttivi e con importanti ricadu¬te anche occupazionali, oltre che ambientali. Su questo ci auguriamo di vedere fin da subito un impegno concreto da parte del governatore Frattura e di tutto il consiglio regionale che ieri si sono impegnati a tutelare il nostro territorio dal pericolo trivellazioni petrolifere. L’effettiva tutela nasce da una capacità di programmazione, progettazione e gestione del territorio, e di per se mette al riparo da emergenze che vengono fuori quando il territorio viene lasciato a se stesso. Il territorio va presidiato con una programmazione seria e solida, che lo metta a riparo da appetiti di risultati economici a breve respiro che altro effetto non hanno che quello di depauperare ancora di più dei territori già marginali e poveri.
Legambiente ricorda oltretutto che le riserve certe di petrolio presenti sotto i mari italiani sono assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese, ma a fronte di questi quantitativi irrisori di greggio – che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane – si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine.

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