Presentato a Palermo il rapporto Pendolaria 20167 min read

5,5 milioni di persone su metropolitane e treni regionali ogni giorno

Crescono le differenze tra le aree del Paese, al Sud -21,9% treni dal 2010 e meno che in Lombardia

 

Legambiente Molise: “Con la sospensione della tratta Campobasso – Termoli In Molise non esiste più un collegamento ferroviario con il mare! La Regione si impegni in tempi rapidi a ripristinare la tratta”

 

Ogni giorno in Italia quasi 5,5 milioni di persone prendono il treno per spostarsi per ragioni di lavoro o di studio, un numero solo leggermente superiore al 2015 (+0,2%), quando i pendolari del treno erano 5,43 milioni (e 5,1 nel 2014). A crescere in maniera evidente sono, invece, le diseguaglianze tra le Regioni rispetto al numero di viaggiatori e alle condizioni del servizio offerto. È questo il dato saliente del rapporto Pendolaria 2016 di Legambiente, presentato oggi a Palermo.

Sui 5,5 milioni di pendolari, sono 2milioni e 832mila quelli che usufruiscono del servizio ferroviario regionale (divisi tra 1,37 milioni che utilizzano i convogli di Trenitalia e gli altri 20 concessionari) e 2milioni e 655mila quelli che prendono le metropolitane presenti a Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania. Nel 2016 il numero dei pendolari del treno è aumentato di poco: +0,7% rispetto al 2015 per il trasporto ferroviario e +0,6% per quello metropolitano.

La crescita dei pendolari è però un dato con differenze macroscopiche, perché aumenta dove il servizio non è stato tagliato e dove sono stati realizzati investimenti nell’acquisto di nuovi treni, come in Lombardia dove sono arrivati a 712mila (con un +1,3%), in Emilia-Romagna (+3%) e in Alto Adige (dove sulle linee riqualificate con treni nuovi sono triplicati, da 11.000 nel 2011 a quasi 32.000). Mentre continua a calare in Regioni dove dal 2010 a oggi sono stati realizzati solo tagli ai servizi (in Calabria -26,4% treni in circolazione e -31% passeggeri, in Campania -15,1% treni e -40,3% passeggeri, in Piemonte –8,4% e -9,5%) e nelle città dove il servizio è scadente, con sempre meno treni e sempre più vecchi come a Napoli sulla Circumvesuviana (le corse sono state ridotte del 30% dal 2010) o sulla Roma-Ostia Lido.

In questi anni si è inoltre assistito alla chiusura di oltre 1.120 chilometri di linee ferroviarie, cui vanno aggiunti 412 km di rete ordinaria che risulta “sospesa” per inagibilità dell’infrastruttura, come per la Trapani-Palermo, la Gemona-Sacile, la Priverno-Terracina, la Bosco Redole-Benevento e la Marzi-Soveria Mannelli in Calabria. In tutto sono 1.532 km di linee ferroviarie su cui non esiste attualmente alcun servizio passeggeri.

 

È un Italia che viaggia sempre di più a velocità differenti, quella che viene fuori dal rapporto che, dal 2008, presenta la fotografia della situazione del trasporto ferroviario in Italia e ne racconta i cambiamenti. Sono proprio le differenze e diseguaglianze tra le diverse aree del Paese, ad essere al centro del focus quest’anno. Con realtà dove la situazione è migliorata ed altre, più numerose, in cui ci sono meno treni e anche più lenti che in passato, per via dei tagli ai treni Intercity e a lunga percorrenza e a quelli regionali (tagliati rispettivamente del 22,4% e del 6,5% rispetto al 2010. Continuano intanto i successi dell’alta velocità, con un servizio sempre più in crescita e articolato (dal 2007 +394% sulla Roma-Milano) e un numero crescente di passeggeri (+6% nel 2016, dopo il +7 del 2014 e 2015). Ma risultati positivi li troviamo in altre realtà dove si è puntato sul ferro: dal Tram Firenze-Scandicci (30mila passeggeri giorno) a quelli nuovi di Palermo, alle linee dove si è investito in Alto Adige, alla linea Palermo-Catania, ad alcune linee pugliesi. E in ogni parte d’Italia, dove si investe nel ferro il successo è garantito come dimostrano 30 buone pratiche raccontate nel Rapporto.

 

La situazione molisana è sempre più sconfortante. Se da un lato continuiamo a non avere un collegamento rapido ed elettrico con la capitale ma tariffe aumentate del 9% negli ultimi 6 anni, dall’altro sono scomparsi i treni che dal 1882 collegavano Campobasso con l’Adriatico e la città di Termoli. “È impensabile – dichiarano da Legambiente Molise – che il collegamento della città capoluogo di regione con la costa sia affidato solamente al trasporto su gomma, che tra l’altro basa il suo percorso o su un ponte non ancora collaudato, o come nel caso del servizio sostitutivo, su autobus che per arrivare a destinazione impiegano addirittura più tempo rispetto a quello impiegato dal treno”. È un problema di risorse stanziate dalla Regione, ma non è ammissibile che un fatto del genere avvenga senza alcun intervento da parte del Ministero delle Infrastrutture, perché il diritto alla mobilità è lo stesso in ogni parte d’Italia. Enormi disagi si riscontrano anche sulla tratta Campobasso-Roma in cui la mancanza dell’elettrificazione della rete e la presenza di un unico binario sul 92% della tratta sono i principali elementi che rendono il trasporto poco efficiente. Le biglietterie di Isernia e di Campobasso sono state finalmente riaperte ma, nel caso di Campobasso dalle 6.10 fino alle 20.30, mentre ad Isernia solamente durante i giorni feriali, lasciando comunque i pendolari senza informazioni e possibilità di acquistare biglietti se non tramite le poche obliteratrici presenti. Sussiste poi un problema di concorrenza con il trasporto su gomma che non solo non riesce a coprire la domanda ma va a penalizzare il trasporto ferroviario poiché le fasce orarie delle due tipologie di trasporto in molti casi coincidono. Le soluzioni a questa condizione potrebbero essere portate da una parziale correzione del tracciato, troppo tortuoso su alcuni tratti di linea, che allungano eccessivamente il percorso sfruttando ad esempio i fondi messi a disposizione dal patto per il sud per arrivare almeno a Isernia, ma anche dalla realizzazione di nuove fermate all’interno della cintura di Isernia e Campobasso, in prossimità di siti di interesse commerciale e/o culturale e delle nuove zone residenziali. In questo modo sarebbe possibile anche la realizzazione di un servizio metropolitano di superficie, che colleghi Venafro a Campobasso, utilizzando per questo scopo materiale rotabile idoneo, con l’intento di trasportare i lavoratori ed utenti residenti in questo perimetro che si dirigono quotidianamente verso i nuclei industriali e verso il centro dei due capoluoghi e le zone commerciali. Fondamentale poi progettare un collegamento al tratto di Alta Velocità Bari-Napoli-Roma in costruzione, attraverso la linea Campobasso-Benevento, collegando il Molise alla rete di linee ad Alta Velocità in meno di un’ora.

 

Per Legambiente la sfida fondamentale del trasporto ferroviario in Italia si gioca al Sud e nelle città.  Basti dire che nelle principali aree metropolitane vivono 25 milioni di persone ed è lì che secondo gli studi continuerà a concentrarsi questa crescita. Proprio nelle nostre città, però, si evidenzia il ritardo più forte in termini di dotazione di trasporto su ferro rispetto al resto d’Europa, dove siamo sotto il 50% rispetto alla media per metropolitane e tramvie, e al 51% per le ferrovie suburbane. Il totale di km di metropolitane in Italia è di 234,2 km, paragonabile a quella di singole città europee come Madrid (291,5) e Londra (464,2), Parigi (219,5 km) e Berlino (147,5 km), che hanno inoltre progetti di sviluppo per aumentare il numero di persone trasportate. Analoga situazione per le ferrovie suburbane, ma il problema più grave non sta tanto però nel ritardo quanto nell’assenza di progetti e risorse per cambiare questa situazione. Roma nel 2016 non ha visto realizzare alcun tratto di metro o linee di tram, e al momento l’unico progetto finanziato riguarda il prolungamento (3,6 chilometri) della metro C fino a Colosseo. Se consideriamo i cantieri in corso della metro, a Roma si dovranno attendere 80 anni per recuperare la distanza dalle altre città europee (in termini di metropolitane ogni 1.000 abitanti). La seconda emergenza è il Sud, dove circolano meno treni, più vecchi e più lenti. Ogni giorno in tutto il Meridione circolano meno treni regionali che nella sola Lombardia e dal 2010 quelli regionali si sono ridotti del 21,9% e a questi tagli vanno sommati quelli degli Intercity. Per fare un esempio, le corse quotidiane dei treni regionali in tutta la Sicilia sono 429 contro le 2.300 della Lombardia. Inoltre, i treni sono più lenti e l’età media dei convogli al Sud è nettamente più alta: 20,3 anni rispetto ai 14,7 del Nord e ai 17,2 della media nazionale.

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3 thoughts on “Presentato a Palermo il rapporto Pendolaria 20167 min read

  1. Leggendo queste considerazioni sui dati e alcune proposte conseguenti, mi vengono dubbi. Ma veramente si pensa che la soluzione per arrivare prima e comodamente a Roma sia andare a prendere l’Alta velocità a Benevento???? http://www.michelerocco.it/Opere_pubbliche/campobasso_benevento.htm
    Alta Velocità: una vecchia storia. Dopo che la Campania c’è la soffiata, noi ci facciamo lusingare da Trenitalia per andarla a prendere a Benevento: http://www.michelerocco.it/Opere_pubbliche/alta_velocita in_molise_un treno_perso.htm
    Legambiente Molise si preoccupa dell’aumento dei costi dei biglietti ferroviari (Campobasso-Roma 14 euro) e poi propone di andare a prendere l’alta velocità a Benevento con costi del 400% in più (54 euro circa Campobasso Roma). http://www.michelerocco.it/Opere…/campobasso_benevento.htm E con quali benefici di percorrenza?

  2. Complimenti per le analisi sul trasporto ferroviario. Vedo però delle incongruenze sulle proposte in Molise.

    Sulla tratta ferroviaria Campobasso-Roma, oltre la metà del percorso è su doppio binario (Roma-Cassino-Rocca d’Evandro) Certo, se si dovesse ammodernare la linea Campobasso-Venafro, sarebbe opportuno realizzare il doppio binario, almeno nei tratti ammodernati. http://www.michelerocco.it/Opere_pubbliche/ammodernamento_linea_ferroviaria_campobasso_boiano.htm

    Linea per Termoli. Per avere un collegamento competitivo su ferro verso la costa la linea Campobasso-Termoli dovrebbe essere riprogettata nella totalità! Comunque, il pullman sostitutivo impiega lo stesso tempo del treno. Con la differenza che il pullman deve affrontare i tornanti della Statale 87. Purtroppo, lo dico come utente che preferisce viaggiare in treno, il pullman, via Bifernina oggi è la soluzione più adeguata per raggiungere la costa da Campobasso.

  3. Voglio ricordare che qualche decina di anni fa, i paesi che oggi vengono chiamati del “cratere sismico” (di uno dei quali sono originario e nel quale mi reco spesso), affrontavano con autobus e mezzi propri il Valico di Cerrosecco sulla Statale 87 (bivio Casacalenda-bivio S. Elia) con tempi di percorrenza di circa un’ora e mezza. Come valida alternativa si poteva arrivare alla stazione di Bonefro-Santa Croce (in una ventina di minuti) e prendere il treno (ovvero la littorina) per Campobasso https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10210048003774108&set=p.10210048003774108&type=3&theater , con un tempo di percorrenza di 45 minuti. Con la realizzazione della Variante di Cerrosecco (Falcionina), che oggi versa in pessime condizioni, i tempi di percorrenza, in autobus, diretto per il capoluogo, si sono ridotti di una quindicina di minuti. Con il recente ammodernamento della Statale 87, nel tratto detto di Femminamorta (bivio di S Elia – bivio di Campolieto) e qualche altra variante, si può raggiungere Campobasso in meno di un’ora. Quale interesse dovrebbe avere il cittadino del “cratere sismico” a prendere un pullman che lo porti alla stazione di Bonefro, dove attendere un treno che impiega ancora 45 minuti e più per arrivare nel capoluogo? In conseguenza il servizio di autobus che porta alla stazione di Bonefro, di fatto non esiste più.

    Se si pensa, poi, ai paesi più vicini a Campobasso (In relazione alla realizzanda “metropolitana leggera”): Matrice, Montagano da un lato e Baranello, Guardiaregia dall’altro, quale convenienza dovrebbero avere gli abitanti di questi centri a portarsi prima nelle rispettive stazioni ed attendere un treno, che impiega più tempo di un autobus? Anche in questo caso, che io sappia, non esiste un servizio di autobus che porti alle rispettive stazioni.

    Si dovrà tornare al passato con tempi di percorrenza anacronistici, scambi e attese alle stazioni? Quello che avverrebbe anche in direzione Benevento con aggravi notevoli di tempi e costi e attese.

    Con l’apertura, al tempo, della galleria Venafro-Rocca d’Evandro, i tempi di percorrenza per Roma si sono ridotti di un’ora competendo con quelli su autobus (ma vuole mettere la comodità del treno!). All’epoca si vociferava che, con l’avvento del “pendolino diesel”, avremmo potuto raggiungere la Capitale anche in due ore e mezza. Conosciamo quale è la situazione attuale.

    Prospettiamo seriamente il futuro dei trasporti su ferro in Molise ed orientiamo gli sforzi nella direzione giusta: Roma! Via Isernia Venafro.

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