Dall’eolico off-shore il 10% dell’energia elettrica europea3 min read

eolicoSecondo un nuovo rapporto presentato dell’ dall’Associazione europea dell’energia eolica
(European Wind Energy Association – Ewea) alla European Offshore Wind 2009 Conference che è terminata ieri a Stoccolma, l’eolico avrebbe un enorme potenziale ed i progetti off-shore presentati in Europa, se realizzati, potrebbero fornire il 10% dell’energia elettrica di cui ha bisogno il continente, «evitando oltre 200 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno».

L’insieme dei progetti eolici offshore proposti e che sono in fase di sviluppo in 18 paesi europei, tra cui 15 Stati membri dell’Ue, postranno fornire oltre 100 gigawatt,. Secondo l’Ewea «questi 100 GW produrranno 373 terawatt ore (TWh)».

Non a caso il rapporto si chiama “Oceans of opportunity” e delinea con precisione la reale produttività degli impianti esistenti e di quelli previsti.

Secondo il presidente dell’Ewea, Arthuros Zervos, «C’è un interesse enorme per gli sviluppi nel settore dell’energia eolica off-shore. La scala dei progetti previsti è di gran lunga maggiore rispetto a quanto ha capito la maggior parte gente».

Per questo “Oceans of opportunity” chiede alla Commissione europea, ai governi, ai regolatori, gli operatori dei sistemi di trasmissione e all’industria eolica di «coordinare i loro sforzi sia per quanto riguarda l’implementazione dei progetti che il sostegno della relativa ricerca e sviluppo (R&S). Occorre inoltre un’azione coordinata per superare le strozzature in diversi punti della catena di approvvigionamento che rallentano l’attuazione puntuale del progetto, si legge nella relazione».

L’Ewea propone di introdurre un meccanismo di pagamento per l’energia eolica offshore europea, che potrebbe accelerare lo sviluppo delle tecnologie e attirare gli investitori, «sotto forma di un’azione volontaria intrapresa dai relativi Stati membri e coordinata dalla Commissione europea», e sottolinea che occorre cambiare mentalità per quel che riguarda le reti elettriche: «Dobbiamo smettere di pensare alle reti elettriche come infrastrutture nazionali e iniziare a trasformarle – terrestri e offshore – per farne dei corridoi europei per il commercio dell’energia elettrica».

A Stoccolma, il ministro svedese per l’Impresa e l’energia, Maud Olofsson , a nome della presidenza svedese di turno dell’Ue, ha detto sull’energia eolica offshore: «La fonte è disponibile e gli sviluppatori sono pronti. Se anche i governi sono pronti a fare la loro parte, possiamo rivoluzionare il futuro energetico dell’Europa».

Secondo il commissario europeo per l’energia, Andris Piebalgs, «Imbrigliare i venti delle coste europee, a partire dai progetti previsti annunciati oggi da Ewea, potrebbe essere la risposta alle sfide dei cambiamenti climatici globali: l’esaurimento di risorse energetiche locali, l’aumento dei costi del carburante e la minaccia di interruzioni di rifornimento energetico. La Commissione europea farà tutto il possibile per sostenere gli sviluppatori eolici offshore e assicurerà la realizzazione dei progetti programmati».

Piebalgs, riferendosi alla comunicazione “Energia eolica offshore: Interventi necessari per il conseguimento degli obiettivi della politica energetica per il 2020 e oltre”, adottata alla fine del 2008, ha spiegato che «A livello comunitario, questo impegno politico verso l’energia eolica offshore è relativamente nuovo, ma è stato fortemente dimostrato nel corso del mandato dell’attuale Commissione europea».

A maggio la Commissione Ue ha approvato un aumento del sostegno finanziario per 365 milioni destinati ai progetti sull’eolico offshore, «Credo si tratti dell’inizio di ciò che io penso sarà un aumento continuo delle risorse finanziarie dedicate alle tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio – ha detto Piebalgs – Aumentare i finanziamenti è una prerogativa importante per dare slancio all’innovazione legata all’energia eolica offshore, in modo da ridurre ulteriormente i costi e mantenere l’Europa in posizione di guida in questo campo».

Poi ha invitato gli Stati membri «a prevedere meccanismi di supporto specifici in accordo con i loro piani d’azione nazionali per l’energia rinnovabile per assicurare l’applicabilità dei progetti».

fonte: Greenreport

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