Trivelle alle Tremiti, Legambiente Molise: “Isole salvate dalle lungaggini burocratiche!”2 min read

Petroceltic rinuncia ai pozzi alle Tremiti ma non a quelli davanti alle coste abruzzesi

Quanto annunciato ieri dalla società Petroceltic, relativamente all’istanza di rinuncia presentata al Ministero per lo Sviluppo Economico in merito al permesso di ricerca nel Mare Adriatico meridionale a largo delle isole Tremiti, è davvero un’ottima notizia e non può che rendere felici le associazioni, i cittadini e i comitati territoriali che finora si sono battuti contro questo tipo di politiche energetiche scellerate.

Purtroppo, la scelta di rinunciare a perforare il mare tra Termoli e le Tremiti non deriva dalla convinzione che le riserve petrolifere nei mari italiani siano assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese e di conseguenza ci sia bisogno di un modello energetico e di sviluppo basato sull’efficientamento energetico e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, bensì dal fatto che, come dichiarato dalla società stessa “essendo trascorsi 9 anni dalla presentazione dell’Istanza – periodo durante il quale si è registrato un significativo cambiamento delle condizioni del mercato mondiale – Petroceltic Italia ha visto venir meno l’interesse minerario al predetto permesso. A fronte di questa valutazione, Petroceltic Italia ha presentato Istanza di rinuncia al Ministero dello Sviluppo Economico.” Ciò che è accaduto può essere visto come una mezza vittoria, perché, se da un lato quanto affermato dalla Petroceltic conferma quello che da tempo affermiamo riguardo alla scarsa qualità e quantità delle riserve petrolifere a largo delle Tremiti e della scarsa convenienza di un investimento in questo settore, da un altro non allontana la minaccia delle trivelle nel mare adriatico considerato che la nota della sociètà irlandese dice che “In aggiunta saranno ottimizzati i programmi e le tempistiche dei lavori previsti per gli altri titoli minerari, nei confronti dei quali Petroceltic Italia mantiene inalterato il proprio interesse minerario e il proprio impegno ad operare nel pieno rispetto delle norme comunitarie e dello Stato italiano vigenti e dei più elevati standard del settore, nella massima trasparenza e in collaborazione con le comunità locali”. Il pericolo trivelle nel mare Adriatico quindi, come dimostra la scelta di non abbandonare gli altri titoli minerari, resta tuttora elevato e pertanto non è scongiurato definitivamente.

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